I PEPERATI
Nel mese dei “morti” a novembre le strade del territorio garganico e non solo, sono inebriate dal profumo di un dolce tipico, il peperato (pupret nel dialetto locale).
Dolce al cacao della cucina tradizionale a base di vin cotto (mosto cotto nella parlata volgare), ingrediente base caratteristico del periodo autunnale, dopo aver colto la vite a settembre; fatto con ingredienti semplici e arricchito con spezie come chiodi di garofano e cannella.
Un dolce povero, un tempo fatto dalle contadine e poi tramandato di generazione in generazione e ancora oggi fatto dalle nostre nonne, ricorda la forma di un tarallo o di piccola ciambella; oggi viene venduto nei forni e nelle botteghe locali.
ETIMOLOGIA DEL NOME
Potrebbe derivare da pepe, per il sapore un po’ piccantino per la presenza della cannella; da “pietra” per la sua consistenza dura classica da biscotto, pur rimanendo friabile all’interno.
La combinazione di pepe più pietra, formerebbe il termine peperato.
ORIGINI STORICHE
Si narra che in occasione dell’incoronazione del re Alboino o Rotari (re dei Longobardi e re d’Italia, 636/652), furono invitati i sudditi rappresentanti dei territori circostanti; ognuno portò un dono per l’occasione. Uno dei rappresentanti di Monte S. Angelo si avvicinò alla figlia del re porgendolo il dono sulla testa come una coroncina, pronunciando: “Questo è per la pupa del re!”.
La figlia del re prese dalla contentezza per aver ricevuto il dono, cominciò a correre e saltare, fin quando il dono cadde e si ruppe in tanti pezzi.
Dai piccoli pezzi al suolo risalì un profumo particolare, ma piacevole, fin quando la figlia del re decise di assaggiare uno di questi pezzetti, presa dalla tentazione del profumo dolciastro. Così fece e si accorse che in realtà la sua coroncina era un dolce buonissimo, creando lo stupore degli altri invitati.
Il re elogiò il rappresentante e da quel momento il dolce fu chiamato “pupa del re” o pupret.
Il dolce poi si diffuse in tutta la provincia di Foggia, fino ai giorni nostri.
DISCENDENZA ALBANESE
Gli immigrati albanesi nel Gargano verso il 1400, cucinavano questo dolce in occasione di riti, battesimi, fidanzamenti e nozze, durante le quali le donne intonavano canti durante la preparazione nelle ore notturne. Per esempio a S. Marco in Lamis (FG), venivano fatti in occasione di un corteo organizzato dalla suocera prima del matrimonio, in occasione della preparazione dell’acconciatura della sposa.
A San Severo in occasione della notte a cavallo tra il 1 e il 2 novembre, è usanza imbandire la tavola per lo spirito del defunto, con questi dolcetti come offerta; il dolce diventa un veicolo di comunicazione tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
