La leggenda del principe vecchio a Tricase (Lecce)

Fra i monumenti più belli della nostra Puglia occorre citare il famoso Castello dei Principi Gallone di Tricase, attualmente sede del Municipio e proprietà del Comune di Tricase (LE).

Questo imponente palazzo signorile è costituito da tre elementi principali:
– la Torre,
– il Torrione,
– il Corpo principale dell’edificio.

La Torre ed il Torrione rappresentano le strutture più antiche del maniero e conservano le caratteristiche architettoniche del Trecento; Il nucleo centrale dell’edificio fu costruito nel 1661 da Stefano II Gallone, primo Principe di Tricase.
Il castello venne successivamente trasformato in abitazione dalla famiglia Gallone nel corso dei secoli. Negli anni cinquanta il Palazzo fu comprato dal Comune di Tricase.

Proprio a questo immobile è legata l’antica leggenda che di seguito citerò, un’altra chiara testimonianza della presenza della figura folkloristica del demonio, e di quella dello stregone, nell’antica cultura popolare pugliese.

«Si narra che tanto tempo fa, nel palazzo Gallone, vivesse un Principe molto crudele che aveva dei legami di amicizia con il demonio in persona. Lo stregone sarebbe stato così in amicizia con Satana, che ogni suo desiderio veniva immediatamente esaudito dal “principe delle tenebre”. L’uomo era anziano, molto longevo per quegli anni, tanto che il popolo iniziò a denominarlo: “Principe Vecchio”.
I cittadini di Tricase erano abituati, loro malgrado, ad assistere continuamente ai fantastici prodigi che il Diavolo compiva per ordine, o su richiesta, dello stregone. Proprio perché intimoriti da tutto ciò, da quella bizzarra situazione al limite della realtà, un giorno decisero di scoprire in che modo il signore del palazzo riuscisse a comunicare e a farsi ubbidire dal diavolo.
In cerca di risposte, due coraggiosi ragazzi del posto si introdussero nel maniero sfruttando l’oscurità notturna. Ebbero quindi occasione di osservare il principe dirigersi verso una stanza segreta del castello e, all’interno di questo rifugio che tanto somigliava ad un tempio, custodito in un robusto baule completamente nero ed adornato di strani ed incomprensibili sigilli, il Principe celava un libro con la copertina rossa e dall’aspetto misterioso.
I due ragazzi assistettero silenziosamente alla scena, curiosi, ma anche timorosi per ciò che, come avevano intuito, stava per accadere. Lo stregone prese il libro e lo posò su un vecchio leggio posizionato al centro della stanza, che era illuminata da candele che rendevano l’atmosfera ancora più tetra, lo aprì e farfugliò alcune parole dall’arcaico significato.
Improvvisamente, tra calde folate di vento e bagliori rossastri come il fuoco, tra latrati e lamenti, in una terribile nuvola che emanava un odore nauseabondo, apparve il diavolo in persona. Satana salutò lo stregone, poi gli disse: “Comanda ed io ubbidirò”.
I ragazzi compresero che in qualche modo il Principe aveva ottenuto una specie di potere sul principe delle tenebre, se pur certamente fittizio e chissà a quale tragico prezzo, ma senza fiatare continuarono ad osservare.
Improvvisamente e con tono deciso, lo stregone ordinò a Satana che le acque del mare invadessero la piazza del paese nel giorno seguente, forse per capriccio, forse per sete di vendetta contro un popolo che mal volentieri accettava il suo rango sociale.
I due astuti ragazzi furono presi dal terrore, non riuscivano a credere a quanto era appena accaduto dinnanzi i loro occhi, ma intenti a salvare la piazza aspettarono che il principe si allontanasse, poi riaprirono il libro e con un po’ di fortuna riuscirono ad evocare nuovamente il diavolo.
Il Signore delle tenebre riapparve e rivolgendosi ai due chiese stizzito il motivo della convocazione. Uno dei due, il più scaltro, decise di fare una richiesta tanto assurda da essere di per sé irrealizzabile (qui la leggenda cita varie richieste ma la più nota è che chiesero “sarcene1” di acqua, qualcosa di impossibile da ottenere).
Ciò che avvenne in seguito fu che Satana, impossibilitato ad esaudire quella richiesta e sentendosi beffato, scomparve insieme al suo libro per sempre. Grazie a quel gesto, il mare non invase la piazza di Tricase ed il Principe Vecchio non poté più avere alcun rapporto con il diavolo, in pratica divenne uno stregone senza poteri.»

Questa appena riportata è certamente l’esempio di antiche leggende che spesso vengono considerate “favole” per i fanciulli, e che invece sono, a mio avviso, parti di un’antica tradizione che andrebbe salvaguardata e custodita gelosamente.

Sarcene: termine dialettale che nel Salento indica le cataste di legna, o i fasci di rami appena potati dagli alberi.

Mario Contino

Palazzo Gallone – Tricase


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