L’origine del Santuario
Il Santuario di San Michele Arcangelo, sito in Monte Sant’Angelo (FG), si colloca tra la fine del V e l’inizio del VI secolo. In quel periodo il Vescovo di Siponto, Lorenzo Maiorano, intraprese una personale crociata atta ad estirpare il culto pagano tra gli abitanti del Gargano.
Tale iniziativa fu accompagnata da fatti miracolosi che diedero origine al culto dell’Arcangelo Michele sul Promontorio più famoso della Puglia.
Furono tre le apparizioni principali avvenute in quel periodo, alle quali si aggiunse una quarta apparizione dell’Arcangelo, ma avvenuta a distanza di molti secoli dalle prime.
Nel periodo di dominazione bizantina, il Gargano era considerato un territorio molto prezioso, soprattutto per la sua posizione strategica, in questa fase il Santuario era ben diverso da come appare oggi. Alla caverna si accedeva in salita dalla valle “di Carbonara”, attraverso un porticato ed una profonda galleria.
In questo periodo storico San Michele Arcangelo, era venerato come il guaritore delle malattie e colui che presenta le anime dei defunti a Dio.
Dalle rocce della caverna sgorgava, secondo i racconti, un’acqua ritenuta miracolosa e capace di guarire da tutti i mali.
La storia del santuario ha risentito molto di ogni età storica che, inesorabilmente, ha apportato mutamenti economici, sociali e culturali nelle popolazioni pugliesi.
Durante il XVII secolo la città di Monte Sant’Angelo divenne il centro più importante del Gargano e contemporaneamente il numero dei fedeli che raggiungevano giornalmente il Santuario crebbe in maniera esponenziale.
Nel 1872 la Basilica fu definitivamente riconosciuta cappella palatina, cioè dipendente direttamente dal’’autorità regale, ed i suoi sacerdoti ebbero il titolo di “cappellani della real casa” fino al Concordato del 1929.
Dal 1970 al 1996 il Santuario fu officiato dai monaci Benedettini ed attualmente dalla Congregazione di San Michele Arcangelo alla quale si deve, nel 1999, la costruzione della cappella penitenziale che accoglie elementi della antica roccia sui quali campeggia uno splendido crocifisso ligneo del XIV-XV sec.
A quella che viene comunemente indicata come “Celeste Basilica”, in quanto non consacrata dagli uomini, ma dallo stesso Arcangelo, con decreto ufficiale della Chiesa è stato concesso “per sempre” il privilegio del PERDONO ANGELICO.
Dal 1997, infatti, i visitatori confessati e comunicati acquistano l’indulgenza plenaria recitando il Padre nostro e il Credo e pregando per il Papa.

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