La leggenda dietro le Pupe leccesi

Conoscete le “Pupe leccesi?
Ogni turista in visita nella magica città di Lecce, prima o poi, incappa in qualche bottega che, tra i capolavori esposti dai maestri locali, esibisce una strana coppia di donne in ceramica (pupe in dialetto).
In particolare le pupe leccesi sono bambole in ceramica, consistenti in una figura di uomo baffuto vestito con abiti femminili, ed una donna vestita con abiti provocanti.
Le forme risalgono al XVII secolo, al periodo della dominazione spagnola, epoca nella quale il popolo non era per nulla incline ad accettare la sovranità vigente ed i suoi “capricci”.
Il signorotto esercitava un’autorità assoluta sulle terre a lui assegnate, ed era vigente l’odiato “ius primae noctis”, ossia il diritto del “signore” di consumare il primo rapporto sessuale con la novella sposa, durante la prima notte di nozze.

La leggenda

Secondo la leggenda popolare, un contadino decise di sottrarre la moglie a questo sopruso, travestendosi egli stesso da donna per offrirsi al padrone.
Una delle versioni della leggenda afferma che l’uomo si sia mascherato per “donarsi” al posto della moglie: in questo caso la statuina maschile reggerebbe un dono; altre affermano che si sia travestito per assassinare il suo signore ed in quest’altro caso impugnerebbe un pugnale.
Il contadino, come prevedibile, venne però smascherato a causa dei baffi che aveva dimenticato di tagliare e venne giustiziato.
Questo assassinio smosse la popolazione che insorse e riuscì a far decadere questa ingiusta legge.
Questa ed altre leggende rendono grande il nostro Salento, la nostra Puglia, noi stessi, che da questi atti di forza dovremmo imparare a reagire, con coraggio, alle avversità della vita.

Mario Contino


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