Giovinazzo

Nei secoli, scrittori e storiografi hanno elogiato, con il loro pennino, l’antico borgo che fu presentata nella Tabula Peutingeriana del XII-XIII secolo, con il nome di Natiolum.
La tradizione folkloristica colloca l’origine della città adriatica nel 1539 a.C., quando l’eroe greco Perséus (Perseo) – generato da Giove e Danae – venne affidato al mare, coricato in una cesta e trasportato dalla corrente, la quale lo fece giungere sulle spiagge del borgo di Giovinazzo.
Ritrovato da un pastore, Perséus fu consegnato al re di Puglia Pilunno, il quale lo allevò sino a quando, raggiunta l’età adulta, il dio della mitologia greca fondò Iovenatio così chiamandola in onore di suo padre.
La leggenda lascia spazio ad altre scuole di pensiero senza trascurarne mai il fondamento storico con il quale la narrazione folkloristica convive: scrittori tra i quali si ricordano Leonardo Alberti, Francesco Grimaldi, Giuseppe Maria Giovine, Placido Troyli, nelle loro opere lasciano un memento dell’antichissimo villaggio marittimo contesa dai longobardi e bizantini sino al periodo in cui divenne un castrum normanno.
Donata, in epoca bassomedievale, da Manfredi di Svevia (1257) al casato Aragona (1369), divenne assoggettata al dominio spagnolo di Carlo V che la cedette al duca di Termoli, Ferdinando di Capua, per poi essere, ancora una volta, venduta dai Gonzaga al principe di Cellamare, Nicolò Giudice Caracciolo, (1651) i quali detenevano anche Terlizzi; la proprietà fu detenuta sino alla morte dell’ultima erede del casato ed al periodo coevo l’abolizione della feudalità.
In Giovinazzo sarebbero fortemente presenti i culti propri delle civiltà greche e romane, testimoniati dalla presenza di templi pagani eretti per la venerazione di divinità diverse.
Secondo le ricostruzioni storiche vi sono templi dedicati al culto della dea Venere, del dio Terminus, di Marte e Diana; allo stesso modo, molto noti sono quelli destinati alla venerazione del divus romano Giove Ottimo Massimo; di questi monumenti storici ne restano alcune vestigia.
Le mura di Giovenazzo, così chiamata nei secoli remoti, è ccircoscritta da importanti mura che donano l’idea di una “fortezza”: il loro spessore e la presenza di innumerevoli torri quadrate lasciano spazio alla certezza dell’utilità di difesa e controllo dei valli limitrofi che la resero un vero e proprio baluardo sul mare.
In tempi postumi a quanto appena narrati, e più precisamente nel IV secolo, si andò affermando la religione monoteista cristiana ed a seguito del Conciclio Sardicese del 347, secondo il Canone Sesto, vennero istituiti i vescovi in tutte le città, facendo eccezione per i villaggi ove non invilisse la dignità episcopale.
Tra la lista dei Pastori episcopali di Giovinazzo che si son susseguiti nei secoli – a partire da Mons. Felice del quale abbiamo testimonianza nel 651- vi sarà il frate francescano e teologo inglese Guglielmo di Alnwick (1275-1333) che rivestirà la carica ecclesiastica dal 1329;
questa figura è apparsa nella letteratura novecentesca sotto il nome di Guglielmo di Baskerville, protagonista del giallo ambientato in epoca medievale e frutto del genio di Umberto Eco.
Oggi, l’antico borgo della Città metropolitana di Bari conta circa 20.375 abitanti ed è ricca di monumenti e luoghi di interesse che narrano la storia di questo luogo sempre più tutelato e valorizzato.
Nei vicoli del borgo, proprio dal punto principale d’accesso alla città vecchia, è possibile ammirare una delle quattro colonne militari della via Traiana (strada che collegava Benevento a Brindisi) e che prende il nome di Arco Traiano, edificato per volere dell’imperatore.
Circa il passaggio della via dal luogo di cui stiamo narrando la storia, non vi sono fonti certe e molti studiosi ritengono escludibile tale possibilità.
La via che parte dall’antica colonna conduce al maestoso edificio della Concattedrale di Maria Assunta, edificato nel 1125 – durante il dominio normanno – e consacrato il 23 maggio 1283;
secondo le fonti storiche, l’edificio romanico fu battezzato in età antica con il nome di “Santa Maria de Episcopio”.
Essa, composta da tre navate suddivisa da colonne e riportata nel Seicento – durante un restauro – allo splendore barocco (così come attualmente ammirabile), è uno dei più importanti e suggestivi edifici di Puglia innalzati sul mare.
Gli altari delle cappelle laterali della concattedrale conservano iconografie d’epoca bizantina e le due torri campanarie erette sullo scenario marittimo, ancor ‘oggi conservano i residui della storia “moderna” che ha interessato il secolo scorso.
Ulteriori luoghi di culto sorgono in scenari rurali e nell’antica area urbana, presentandosi come veri e propri narratori della storia che ha interessato questo luogo di interesse.
Giovinazzo, ancor ‘oggi porta avanti tradizioni aventi radici antichissime tra le quali si annoverano quelle del “falò di Sant’Antonio” e la venerazione della Madonna di Corsignano, proclamata patrona della città durante la terza domenica di agosto dell’A.D. 1388.
Nella città vecchia, non lontano dalla cinta muraria, sorge il palazzo in cui venne alla luce, da una famiglia di nobili origini, il frate domenicano Nicolaus de Iuvenatio, de Palea (Nicola Paglia, Beato) nel 1197.
Ricca di antiche meraviglie, il borgo conserva una lunga tradizione storica ed archeologica capace di narrare, come fosse la voce di un vecchio saggio, il succedersi degli eventi che l’hanno vista protagonista e che hanno contribuito a riscrivere la storia dell’antica città adriatica e dell’area della Langobardia Minor.

Antonia Depalma


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